Sono Silvia, visual strategist e Gastronerd: faccio foto, comunico cose.

Le mie origini sono molto miste: mamma di origine pugliese trapiantata a Parma all’età di 9 mesi, papà riminese, io sono nata a Parma dove ho vissuto fino all’età di 9 anni per poi trasferirmi in Francia (vicino a Parigi) per 10 anni. Non ricordo quanti anni ho abitato a Rimini ma ricordo quanti anni ho trascorso a Bologna: 10. Alcuni miei amici mi chiamano ancora la “franco-romagnola” perché a volte dico parolacce in francese e altre volte ancora mi vengono fuori parole in dialetto romagnolo.

Le radici sono difficili da gestire, soprattutto quando senti di non averne o di averne in più punti, a volte recise altre volte ben radicate.

Ora l’Autunno è alle porte e ho deciso con il mio compagno (Davide) di cercare casa a Rimini ma tenendo un piede anche a Bologna perché lavoro tanto in entrambe città ma con modalità diverse tra loro.

Prendo tanti treni e per fortuna ho sempre amato il treno, mi aiuta a svuotare la mente, a prendermi del tempo per leggere, per studiare o per buttare giù idee volanti che a volte non faccio in tempo ad acchiappare perché sono troppo veloci.

Ho tre grandi passioni: la fotografia, il cibo in tutte le sue forme e l’equitazione.

Il cibo è sempre stato molto presente nella cultura della mia famiglia, sia da parte di papà che di mamma; da parte di papà c’è inoltre una lunga storia nella ristorazione. Da parte di mamma ci sono (anche i cavalli), mio nonno Giuseppe mi ha trasmesso questa passione.

E poi la fotografia, non so se è stato merito dei miei genitori che mi hanno messo in mano una Polaroid quando avevo cinque anni, non so se sono stati i corsi di camera oscura alle scuole elementari, ma la fotografia mi ha sempre dato la possibilità di esprimermi al meglio e a volte anche di lavorare su ciò che non riuscivo a tirare fuori con le parole. Fotografia terapeutica? Può darsi!

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